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Sta succedendo qualcosa alle api in Italia e non è un buon segno

Sta succedendo qualcosa di preoccupante alle api per colpa della "finta primavera" in Italia: cosa dice il monitoraggio della Coldiretti.

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Temperature al di sopra della norma e giornate che a febbraio sembrano primaverili possono essere piacevoli a un primo sguardo superficiale, ma la verità è che per il Pianeta e tutt’altro che un buon segno. Si parla in lungo e in largo degli effetti del cambiamento climatico e delle sue conseguenze negative, sotto molti punti di vista, ma Coldiretti ha posto l’accento su un ulteriore problema che sta mettendo a rischio una delle specie più importanti: le api. Secondo un monitoraggio dell’associazione, infatti, queste temperature anomale hanno ingannato 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale, risvegliatesi in anticipo per questa “finta primavera”.

L’allarme di Coldiretti sulle api in Italia

Quello che emerge da un recente monitoraggio della Coldiretti è preoccupante. Come riporta l’articolo pubblicato sul sito della maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, sono evidenti “gli effetti di un inverno bollente dopo un 2023 che ha fatto registrare la caduta del 14% di precipitazioni in meno ed una temperatura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020″.

Questo innalzamento della temperatura, che da Aosta a Palermo hanno raggiunto anche i 20 gradi, “fanno uscire dagli alveari le api che però rischiano di morire di freddo se sorprese fuori dalle arnie quando le temperature si abbassano al calare del sole”. Il report di Coldiretti scava ancora più a fondo, sottolineando un altro aspetto di questo problema: “La sostanziale carenza di fioriture, fa consumare energie, senza che ci siano raccolti, con l’ulteriore problema della siccità e della conseguente carenza idrica. Così i produttori  sono costretti ad intervenire con alimentazione zuccherina, per sostenere le famiglie di api, che rischiano perdite consistenti”.

Un campanello d’allarme per l’ambiente

Tutto questo comporta delle conseguenze decisamente gravi, specialmente in merito alla produzione di miele. Il raccolto nel 2023 è stato tra i più poveri del decennio (15 milioni di chili circa, riporta Coldiretti), risultato della “progressiva tropicalizzazione del clima”. In questo scenario sono a rischio la produzione di miele così come la “resa e qualità” di “tre colture alimentari su quattro”, che dipendono proprio dall’impollinazione delle api.

Le api italiane rischiano di morire in quantità allarmanti e questo è un “indicatore dello stato di salute dell’ambiente ma anche un campanello d’allarme delle eventuali criticità e difficoltà”. Lo spiega bene il comunicato di Coldiretti: “Il caldo fuori stagione favorisce in tutte le piante il risveglio anticipato (…) con il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile, successivo, forte abbassamento delle temperature con la conseguente perdita dei raccolti” mentre “la siccità mette a rischio le semine di cereali, legumi, ortaggi ma anche il foraggio nei pascoli”, per non parlare della carenza di acqua e degli effetti negativi sulla produzione e sui costi per le imprese.

“L’agricoltura italiana è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli”, ha affermato Coldiretti sottolineando come “i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”. Occorrono nuove strategie che uniscano innovazione e cultura green e investimenti mirati.

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