La Terra è fragile: ma quanto siamo vicini alla catastrofe climatica?
Siamo davvero ad un passo dalla catastrofe climatica? Guardando al passato della Terra, il climatologo Michael Mann offre una speranza preziosissima.
Le temperature continuano ad aumentare e i ghiacciai si sciolgono: per alcuni esperti, abbiamo ormai raggiunto il punto di non ritorno, e siamo ad un passo dalla catastrofe climatica. Ma forse c’è ancora una speranza. Il climatologo statunitense Michael Mann, autore del libro Il nostro fragile momento, ha deciso di studiare il passato per provare ad immaginare il nostro futuro. E ne è emerso qualcosa di davvero molto interessante.
Cosa abbiamo imparato dal passato
Nel suo nuovo libro, Michael Mann ha analizzato le varie epoche attraversate dalla Terra per capire in che modo alcuni eventi catastrofici avrebbero potuto influire sull’uomo (se fosse stato presente, ovviamente), ma anche per individuare i segnali che potremmo riscontrare oggi, così da prepararci al nostro futuro. In un’intervista rilasciata a Scientific American, il climatologo ha provato ad offrirci uno scenario quanto più possibilmente attendibile sulle condizioni del nostro pianeta. “La documentazione paleoclimatica dei passati cambiamenti climatici della Terra fornisce un esempio di ciò che dobbiamo fare per preservare il nostro fragile momento” – ha spiegato l’autore nella prefazione della sua opera.
Inizialmente, il Sole era il 30% meno luminoso rispetto ad oggi, ma il pianeta non era ghiacciato e i suoi oceani pullulavano di vita. Mentre la nostra stella continuava a diventare sempre più luminosa, l’atmosfera della Terra ha iniziato a cambiare, grazie anche al “lavoro” di numerosi organismi viventi. Ciò dimostra che l’uomo, così come ogni altra forma di vita presente sul pianeta, può spingere quest’ultimo a mantenere le condizioni necessarie ad essere abitabile, ma può anche renderlo profondamente instabile.
Durante il Permiano, la Terra ha sperimentato la più grande estinzione mai documentata, con la perdita di circa il 90% della vita. A causarla è stato un enorme riscaldamento naturale, provocato da un’attività vulcanica insolita che ha saturato l’atmosfera di anidride carbonica. È quello a cui ci stiamo avvicinando oggi? Sebbene attualmente il riscaldamento sia più rapido di quanto non fosse in passato, le condizioni sono decisamente diverse e non sembra possibile paragonare le due epoche. Un altro fenomeno che può raccontarci il nostro futuro è l’improvviso raffreddamento del pianeta avvenuto a causa dell’asteroide che ha provocato l’estinzione dei dinosauri. Oggigiorno, questo rischio potrebbe avverarsi per via di una guerra nucleare su scala globale.
Un nuovo periodo di grande caldo ha poi messo a dura prova la vita sulla Terra: molte specie si sono adattate, altre non ce l’hanno fatta. L’uomo sarebbe rientrato in quale delle due categorie? Probabilmente nella prima, ma avremmo avuto un sacco di perdite di vite umane. Infine, abbiamo avuto il Pleistocene, con i suoi repentini cambiamenti climatici caratterizzati da glaciazioni e periodi di riscaldamento. Forse è il modello più simile alla nostra attuale condizione, soprattutto perché all’epoca la calotta glaciale della Groenlandia era inesistente e il livello del mare molto più alto di quello odierno.
La catastrofe climatica è alle porte
Quali sono, insomma, le conclusioni di Mann sul futuro della Terra? “Non sappiamo esattamente quanto siamo vicini a innescare un punto di svolta devastante che potrebbe minacciare la civiltà umana. L’evidenza collettiva del passato ci dice che abbiamo ancora un margine di sicurezza. La scienza ci dice che se agiamo in rapidamente e in modo drammatico, possiamo evitare un riscaldamento che porterà conseguenze ben peggiori. Abbiamo un piccolo margine di sicurezza, non grande. Possiamo evitare il punto di non ritorno” – ha affermato il climatologo.