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Trump, ultimo atto: anche Xiaomi nella lista nera

Dopo Huawei ora tocca a Xiaomi: Donald Trump, completamente delegittimato e sotto accusa, prima di lasciare la Casa Bianca emette un altro "ban".

xiaomi Fonte foto: irissca - stock.adobe.com

Dopo aver caratterizzato buona parte del suo mandato con lo scontro aperto e durissimo con Huawei, accusata di spiare gli americani con i suoi smartphone e la sua tecnologia 5G, il presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump saluta tutti inserendo nella lista nera un’altra big cinese della tecnologia: Xiaomi.

Secondo il Dipartimento della Difesa, infatti, Xiaomi è troppo vicina all’esercito cinese e costituisce una minaccia. Di conseguenza gli americani che possiedono quote azionarie dell’azienda dovranno cederle entro l’11 novembre 2021. La mossa di Trump, però, è un bel po’ diversa da quella già vista con Huawei e avrà conseguenze altrettanto diverse anche per gli utenti. Sempre che il nuovo presidente degli Stati Uniti, il neoeletto Joe Biden, non decida di “graziare” Xiaomi, Huawei o entrambe le società cancellando le decisioni prese da Trump negli ultimi due anni.

In cosa consiste il ban contro Xiaomi

Huawei, come ricorderete, era stata inserita nell’ormai famosa “Entity List“. Chi è in questa lista, che è ancora valida e continuerà ad esserlo se Biden non la cancella, non può in alcun modo avere rapporti commerciali con gli Stati Uniti. Questo, per Huawei, ha voluto dire dover dire addio ad Android e ai SoC di Qualcomm sui suoi smartphone.

Per Xiaomi la situazione è diversa: non è in Entity List e potrà quindi continuare a fare affari con gli americani. Al momento, quindi, il ban di Trump contro Xiaomi è un problema più per gli investitori che per gli utenti finali.

Xiaomi si difende

Non è passato molto tra l’annuncio di questa misura contro Xiaomi e la risposta del colosso cinese che, negli ultimi mesi, è salito sul gradino più basso dei primi tre produttori al mondo di smartphone (ma solo perché Huawei ha perso parecchie posizioni).

Xiaomi non ci sta e nega ogni collaborazione con i militari cinesi, ribadendo inoltre di non produrre alcun device per uso militare ma solo prodotti consumer.