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Apple rischia una multa colossale: 895 milioni

Certe vicende non finiscono mai: Apple è di nuovo alle prese con il famoso "batterygate" iniziato nel 2017 e, questa volta, la richiesta di risarcimento è enorme

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iphone 12 Fonte foto: Poravute Siriphiroon / Shutterstock.com

Non sembra chiudersi mai la vicenda del famigerato “batterygate” in cui Apple è invischiata dal 2017, anno in cui ha rilasciato un aggiornamento del sistema operativo iOS per i suoi iPhone dal quale, ancora oggi, arrivano problemi legali. All’epoca l’ultimo iPhone era l’iPhone X, ma il sistema operativo fu rilasciato anche per iPhone 6, iPhone 6 Plus, iPhone 6S Plus, iPhone SE, iPhone 7, iPhone 7 Plus, iPhone 8, iPhone 8 Plus.

A scaricarlo, dunque, furono milioni di utenti iOS e questo, oggi, mette a rischio le casse di Apple perché la vicenda legale derivante da quell’update non è ancora terminata e, anzi, è appena iniziato un nuovo capitolo: Justin Gutmann, ex ricercatore di mercato inglese ora in pensione e col pallino della difesa dei diritti dei consumatori, ha infatti lanciato una sorta di Class Action (ma in realtà nel Regno Unito funziona in modo diverso che negli USA) per chiedere un maxi risarcimento ad Apple per un totale di 768 milioni di sterline, pari a circa 895 milioni di euro o quasi 940 milioni di dollari. Un sacco di soldi, insomma, per una vicenda di 5 anni fa che, però, rischia di diventare un tassello importante della storia del rapporto tra consumatori e aziende.

Batterygate: cos’è successo nel 2017

Per dirla in parole molto semplici: nel 2017 Apple ha inserito in un aggiornamento di iOS una nuova funzione finalizzata a “preservare” la batteria degli iPhone, che a causa di precedenti aggiornamenti si spegnevano improvvisamente. In seguito si scoprì che tale funzione veniva ottenuta tramite la tecnica del “throttling“, la stessa che si usa per non far surriscaldare i chip: si rallenta l’hardware.

Chiaramente, se i chip vanno più lenti consumano meno energia e, di conseguenza, si “preserva la batteria“. In teoria, quindi, Apple non aveva tutti i torti perché affermava che i chip venivano rallentati solo quando non serviva tutta la potenza.

Secondo molti altri le cose andarono però diversamente e Apple rallentava gli iPhone per convincere gli utenti a comprare modelli più nuovi. Secondo Gutman, invece, le cose andarono ancora in altro modo: Apple rallentava i vecchi iPhone per mascherare l’incapacità delle batterie dei telefoni di star dietro alle nuove esigenze derivanti dai nuovi sistemi operativi.

Apple doveva dirlo

Il vero problema di fondo, però, era che Apple rilasciò questo aggiornamento senza comunicare la novità e, soprattutto, senza dare la possibilità agli utenti di scegliere se attivare la funzione o no.

Il fatto che Apple non abbia spiegato questa funzione non stupisce, se pensiamo che Apple normalmente neanche dichiara la capacità delle sue batterie. Da non dimenticare, poi, che proprio la batteria è da sempre il tallone d’Achille degli iPhone che, mediamente, non solo hanno accumulatori piccoli ma, per di più, è possibile ricaricarli ad una velocità nettamente minore rispetto a quanto è possibile fare sulla maggior parte dei telefoni Android.

Se Apple, all’epoca, avesse dichiarato che stava cambiando qualcosa nella gestione delle batterie, allora si sarebbe certamente attirata contro moltissime polemiche. Non facendolo, invece, si trova ora invischiata in una sorta di Class Action da quasi un miliardo di dollari.