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Buone notizie per Telegram

Telegram Premium ha oltre 1 milione di iscritti che gettano le basi per la sostenibilità finanziaria della piattaforma, perché anche la pubblicità va bene

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Apple Telegram Fonte foto: Jirapong Manustrong/ Shuttenstock

Il progetto Telegram Premium, l’abbonamento all’app di messaggistica da 5,99 euro al mese (che scendono a 3,99 euro se non si passa dagli store di Apple e Google), è stato un successo. A dirlo non sono gli analisti ma Pavel Durov in persona, dal suo canale Telegram. Il fondatore di Telegram spiega che in 6 mesi (l’abbonamento è stato lanciato a giugno) le iscrizioni hanno superato 1 milione di abbonati.

Qualcuno potrebbe obiettare che gli iscritti globali a Telegram sono circa 700 milioni e che la cifra di un milione di utenti paganti non è poi tutto questo gran successo. In realtà in quella quota da 5,99 euro sono racchiuse una serie di funzionalità che interessano poco l’utente medio e sono state progettate per chi usa Telegram per lavoro o per la propria azienda. Il pubblico potenziale di Telegram Premium, dunque, è molto inferiore a quello reale di Telegram free e, dunque, Durov può dire che l’abbonamento è un successo.

Le funzioni di Telegram Premium

Tra le funzioni riservate agli abbonati Premium di Telegram ce ne sono diverse molto utili per il business. Ad esempio, il numero di account connessi: con l’abbonamento Premium a Telegram passa da 3 a 4.

Il numero massimo di cartelle che si possono gestire, poi, passa da 10 a 20. La dimensione massima dei file da inviare passa da 2 GB a 4 GB. Insomma numeri che non interessano alla maggior parte degli utenti ma che fanno una grossa differenza per gli utenti business.

Telegram Premium: ancora più Privacy

Una caratteristica rende l’abbonamento a Telegram Premium unico nel suo genere è la privacy rinforzata: “A differenza di altre app – spiega Durov – abbiamo adottato un approccio agli annunci attento alla privacy: abbiamo deciso che nessun dato personale deve essere utilizzato per il targeting e che i messaggi sponsorizzati devono essere mostrati solo nei canali pubblici uno-a-molti. Ciononostante – continua il fondatore di Telegram – i nostri annunci hanno superato in modo significativo le attese e stanno portando Telegram su un percorso costante verso la sostenibilità finanziaria“.

La pubblicità su Telegram va alla grande

Di solito gli annunci poco targhettizzati non hanno buoni risultati per chi li paga e, di conseguenza, sono in pochi gli investitori che vogliono pagare per usarli. Su Telegram, a detta di Durov, non è così: nonostante non sia possibile profilare l’utente in modo dettagliato gli investitori non mancano e sono soddisfatti dei risultati dei loro annunci.

Ciò molto probabilmente è dovuto al fatto che gli annunci vengono mostrati nei canali Telegram che, di per sé, sono già targhettizzati: si entra in un canale Telegram, infatti, solo perché si ha un determinato interesse. Secondo Durov gli introiti provenienti dalla pubblicità basteranno a pagare i costi di mantenimento dei server e permetteranno a Telegram di andare avanti e crescere ulteriormente.