Google sta creando il suo chip proprietario per i Pixel 6
Big G cambia le carte in tavola: il prossimo smartphone Pixel 6 avrà un chip proprietario all'avanguardia, progettato e costruito insieme a Samsung.

Google segue la strada aperta da Apple: un processore proprietario, tutto nuovo e sviluppato in casa, per equipaggiare gli smartphone Pixel e i PC portatili Chromebook. La notizia, che se fosse vera sarebbe rivoluzionaria, è stata riportata in esclusiva da 9to5Google.
La testata americana è entrata in possesso di alcuni documenti riservati, che in cui si accenna al nuovo chip, a chi lo costruirà e ai dispositivi che lo integreranno per primi. Tutto, al momento, descritto solo con i nomi in codice interni di Google. Il famigerato chip, ad esempio, è chiamato “WhiteChapel“, fa parte della piattaforma “Slider” e viene anche identificato come “GS101”. Dove GS, forse, sta per “Google Silicon“.
Google Silicon, cosa si sa al momento
Nei documenti acquisiti da 9to5Google il termine Whitechapel viene utilizzato insieme a Slider, dovrebbe essere una piattaforma condivisa per il primo SoC Whitechapel di Google. Internamente Google farebbe invece riferimento a questo chip con il nome di GS101.
Slider compare anche in altri documenti, nei quali si parla anche di Samsung e dei suoi SoC Exynos. Sembrerebbe, quindi, che Whitechapel sia stato sviluppato da Google insieme a Samsung Semiconductor. Quindi potrebbe avere alcune parti in comune con i Samsung Exynos.
I primi telefoni dotati di questo nuovo chip dovrebbero essere “Raven” e “Oriole“, i due nomi in codice Pixel che dovrebbero corrispondere a Pixel 6 e Pixel 5a 5G.
Google Silicon, perché è importante
Mettendo insieme questo puzzle, quindi, la prossima generazione di telefoni Google (che saranno lanciati in autunno) non utilizzeranno più i SoC di Qualcomm, ma saranno invece costruiti sulla piattaforma hardware Whitechapel di Google, con chip prodotti da Samsung.
La notizia è importante perché, in prospettiva, questi chip potrebbero mostrare un livello di prestazioni nettamente superiore a quelle dei SoC che conosciamo oggi. E questo, paradossalmente, non per l’hardware ma per il software.
Se Google produce ogni anno dei nuovi smartphone Pixel, infatti, non è tanto per far profitti in questo difficilissimo mercato bensì per mostrare al mondo cosa può fare Android se viene ben ottimizzato.
Tanto è vero che l’ultimo Pixel, il Pixel 5 5G, è dotato di un processore Qualcomm Snapdragon 765G che non è affatto un SoC per top di gamma. Eppure il Pixel 5 è veloce come un top di gamma nell’uso quotidiano e bisogna usare app particolarmente pesanti (come i giochi) per metterlo in difficoltà.
Se Google può fare tanto con un processore prodotto da qualcun altro, quindi, cosa riuscirà a fare con un chip fatto in casa? La risposta, molto probabilmente, è più facile di quanto si possa credere: quello che riesce a fare Apple con i suoi Apple Silicon.