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PMI E INDUSTRIA 4.0

Industria 4.0, in Italia un robot ogni 62 operai

Stando alla ricerca ADP sull'adozione dei robot nelle fabbriche, l'Italia è uno dei primi Paesi al mondo per macchinari intelligenti utilizzati nelle imprese

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Industria 4.0, in Italia un robot ogni 62 operai Fonte foto: MikeDotta / Shutterstock.com

Fate la conta in azienda, se siete più di 62 dipendenti molto probabilmente uno di voi è un robot. Almeno questo è il quadro sulle PMI italiane che emerge dalla ricerca “ADP 5.0: come la digitalizzazione e l’automazione cambiano il modo di lavorare” condotta da The European House Ambrosetti.

La ricerca del gruppo ADP mette in risalto un quadro lavorativo interno alle imprese italiane in continua evoluzione. Al giorno d’oggi per le aziende che intendono investire nell’Industria 4.0 risulta impossibile non utilizzare le nuove tecnologie e i nuovi strumenti di produzione. E all’interno di questo contesto i robot riescono a fare la differenza aumentando l’efficienza della PMI. Non a caso, solo nel nostro Paese, a fine 2016, il mercato dell’Industria 4.0 ha raggiunto il valore di 1,83 miliardi di euro. Con una crescita costante rispetto ai numeri degli anni passati. E nel 2017 ADP ha riscontrato un ulteriore aumento compreso tra il 10 e il 20%.

Robot e PMI italiane

Stando ai numeri della ricerca, l’Italia risulta uno dei primi Paesi al mondo per robot utilizzati all’interno delle imprese. Nelle PMI ci sono in media 160 robot ogni 10.000 dipendenti in carne e ossa. Come detto più volte i robot comportano tutta una serie di vantaggi per gli imprenditori. Rendono più efficiente il lavoro e i prodotti. Ma migliorano anche la sicurezza e la qualità del lavoro dei dipendenti. E infine possono ridurre i costi e le spese di produzione. Tra i “tagli” resi possibili dai robot ci sono anche alcuni lavori ora svolte dagli umani. Secondo ADP le persone a “rischio lavorativo” nel nostro Paese a causa dell’adozione dei robot sono circa 3,2 milioni. In pratica il 14.9% di tutti i lavoratori italiani. Tra i settori maggiormente esposti alla sostituzione uomo-macchina ci sono: l’agricoltura e la pesca (25%), il commercio (20%) e l’industria manifatturiera (19%). E più in generale tutte quelle operazioni manuali, ripetitive e standard che alcuni operai svolgono all’interno di industrie e fabbriche.

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