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Nothing ora fa anche vestiti, ma gli utenti iniziano a stancarsi

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camicia nothing Fonte foto: Nothing

Dopo le cuffiette wireless sono arrivati i telefoni, poi è stata annunciata una birra, poco dopo un sub-brand (CMF, che ha annunciato delle cuffiette, un caricabatterie e uno smartwatch per il mercato indiano) e, adesso, una camicia. E’ la strana evoluzione di Nothing, la startup di Carl Pei (co-fondatore di OnePlus), che ha appena annunciato il suo prossimo prodotto e, con esso, il suo ingresso nel settore della moda.

La camicia Nothing è già in mostra a Londra, nel negozio Nothing di Dover Street che, a sua volta, è un po’ un concept store e un po’ uno “spazio espositivo“. Insomma, ancora tanto hype e tantissimo marketing per Nothing che, però, nel frattempo inizia a subire le prime critiche dai tanti utenti che hanno scelto di fidarsi di lei e, soprattutto, di Carl Pei.

Nothing Apparel

La camicia in questione è il primo prodotto di Nothing Apparel, divisione dell’azienda che si occuperà di vestiti e accessori moda. A guardarla (almeno in parte, perché non è stata svelata del tutto) sembra una camicia normalissima, bianca, con apertura zip e due tasche con altrettante zip come chiusura.

Il logo Nothing è visibile nell’etichetta, ma a distinguere questo capo di abbigliamento potrebbe (il dubbio è d’obbligo) essere una qualche forma di semitrasparenza, in ossequio al design dei prodotti elettronici firmati Nothing. L’azienda descrive così questa camicia:

Un’uniforme per i designer, gli ingegneri. I creatori. Chiunque voglia realizzare qualcosa di nuovo. Ispirata al nostro hardware, al classico abbigliamento di fabbrica e alla nostra inconfondibile identità visiva, questa è l’etica del design di Nothing in forma tessile.

Si ma… Nothing Phone (1)?

Tech e design vanno d’accordo, ma fino ad un certo punto. Cioè fino al punto in cui i dispositivi non iniziano a funzionare male, facendo infuriare gli acquirenti che li hanno comprati per il design, certamente, ma dando per scontato che funzionassero a dovere.

Apple ne è l’esempio lampante: il design dei suoi prodotti è sempre al centro dei desideri degli utenti, ma i prodotti funzionano, non danno problemi. Hanno dei grossi limiti rispetto agli equivalenti Android, è vero, ma l’utente lo sa prima di comprarli e accetta di entrare in un ecosistema con dei pro e dei contro.

Per Nothing, invece, le cose sono diverse: la compagnia di Carl Pei gioca nel campo Android e i suoi prodotti vengono identificati come Android, quindi confrontati con altri dispositivi Android. E il mondo Android, ormai, è più che maturo e l’utente Android è più che esigente: non si accontenta di un bel design, vuole un prodotto che funziona.

Così si spiega la polemica strisciante sui social, X in particolar modo, che accompagna ogni annuncio di Nothing da qualche settimana a questa parte. Gli utenti, in pratica, chiedono maggior attenzione al Nothing Phone (1), il primo telefono dell’azienda (c’è già il secondo).

Un telefono che, con l’aggiornamento ad Android 13, ha ricevuto qualche miglioramento ma anche molti problemi in più. La batteria, innanzitutto, che dura molto di meno a detta degli utenti. La fotocamera, poi, per la quale erano stati promessi grandi miglioramenti che, però, nessuno ha ancora visto. E poi tanti bug piccoli e grandi, che rendono spesso il Nothing Phone (1) persino fastidioso da usare.

Su X, così, si leggono commenti come questo:

Pensavo che avrebbero portato la rivoluzione tecnologica! invece hanno scelto di investire su persone che creano birre, custodie, ABBIGLIAMENTO?? Si sono dimenticati del fatto che gli utenti del loro Nothing Phone (1) ricevono meno aggiornamenti, una durata della batteria peggiore, aggiornamenti indietro rispetto a Nothing Phone (2).

O come questo:

Nothing fa tutto, tranne essere il buon brand che era inizialmente.

O come questo:

Fratelli fixate il bug del consumo di batteria su Nothing Phone (1), perché c’è tutto questo ritardo nell’invio di un aggiornamento… queste cose possono essere fatte in seguito.

Tutti post ai quali Nothing non risponde. Una strategia che, forse, un’azienda così giovane non può ancora permettersi.