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SCIENZA

Recuperato il DNA di antichi predatori vissuti migliaia di anni fa

Il dingo non è un semplice ibrido, ma una specie dalle origini molto più antiche di quanto si pensasse: i risultati di una nuova ricerca.

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Nuova ricerca sul DNA del dingo australiano Fonte foto: 123RF

Un team di scienziati ha recuperato per la prima volta il DNA dai resti molto antichi di alcuni dingo, risalenti a un periodo compreso tra 400 e 2.700 anni fa. L’analisi di questi campioni gli ha permesso di giungere a una conclusione: questo predatore era ben radicato nel continente australiano già migliaia di anni fa e le odierne popolazioni di questa specie sono più strettamente imparentate con antiche linee evolutive precedenti alla colonizzazione europea, che con le moderne razze canine. Risultati importanti che aprono il dibattito sull’origine del dingo e il grado di ibridazione con i cani domestici.

Il nuovo studio sul DNA dei dingo australiani

Secondo la ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences dal titolo Ancient genomes reveal over two thousand years of dingo population structure, i dingo giunsero in Australia tra 3.000 e 8.000 anni fa, probabilmente accompagnati dai commercianti del Pacifico a bordo delle loro imbarcazioni. I ricercatori hanno raccolto DNA antico dai resti di dingo conservati nei musei, recuperati nei siti indigeni attorno a Sydney e nelle grotte dell’Australia Meridionale e nell’Australia Occidentale.

La conclusione dell’analisi di tale DNA è che i dingo moderni condividono poca ascendenza genetica con i cani domestici introdotti in Australia dall’Europa e, in realtà, discendono da antichi cani e lupi provenienti da Cina e altopiano tibetano. I dingo erano strettamente imparentati con i moderni “cani canori” della Nuova Guinea, con i quali condividono un antenato comune.

A occuparsi personalmente della raccolta e dell’analisi dei campioni di DNA (provenienti da ossa e denti) è stata la dottoressa Sally Wasef, paleogenetista della Queensland University of Technology e autrice principale della ricerca. La datazione al carbonio ha rivelato che diversi esemplari della costa orientale avevano un’età compresa tra 700 e 2.700 anni: “Ho pensato che fossero campioni freschi, quindi sono rimasta davvero scioccata. Dobbiamo rispettare questi resti antichi perché ci raccontano una storia”.

La genetica riscrive la storia dei dingo moderni

L’analisi del DNA ha coinvolto 42 esemplari antichi, evidenziando che il dingo ha creato due distinte popolazioni regionali, morfologicamente diverse – note come gruppi nord-occidentale e sud-orientale – e che non sono il risultato di un’ibridazione postcoloniale con razze canine arrivate in tempi più recenti.

Yassine Souilmi, biologo computazionale dell’Università di Adelaide e coautore principale della ricerca, ha affermato che l’antico DNA ha mostrato che i dingo moderni campionati contenevano molti meno elementi canini europei di quanto si pensasse. “In altre parole, la maggior parte dei dingo moderni che abbiamo osservato oggi conservano la loro eredità ancestrale“, ha spiegato.

Questi risultati riscrivono la storia degli odierni dingo. La dottoressa Wasef ha spiegato, infatti, che in precedenza si pensava che questa divisione si fosse verificata in epoca postcoloniale ma in realtà è ancora precedente, “risale ad almeno 2.500 anni fa”. “Ci auguriamo che le persone che oggi prendono decisioni sui dingo si rendano conto che questi fantastici animali esistono da molto tempo e hanno avuto il tempo di armonizzarsi con l’ambiente”, ha affermato.

Il professor Mike Letnic, esperto di dingo presso l’Università del NSW ma non coinvolto nello studio, ha affermato che i risultati sono “un’ottima notizia” perché “mettono a tacere l’idea che i dingo siano ibridi senza alcun valore di conservazione“: “I risultati danno peso agli sforzi per preservare i dingo perché dimostrano che sono un gruppo distinto e che c’è stata molta meno ibridazione di quanto si pensasse in precedenza”.

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