Cosa sappiamo della roccia misteriosa avvistata su Marte
La NASA lavora per ricostruire la storia geologica di Marte: ecco una nuova roccia che rappresenta un importante tassello nel processo

Continua il viaggio della sonda Perseverance lungo il cratere Jezero, su Marte. Tutto ciò arricchisce la nostra comprensione della geologia marziana. Nella zona nota come Witch Hazel Hill, il team NASA ha identificato un particolare affioramento roccioso, reputato molto interessante e meritevole di approfondimenti scientifici.
Skull Hill su Marte
Lungo un confine geologico, visibile anche dall’orbita di Marte, che separa rocce chiare da rocce scure, il team scientifico della NASA ha individuato un particolare affioramento roccioso. Il punto d’osservazione è stato ribattezzato Port Anson e sta restituendo dei dati preziosi grazie agli strumenti del rover.
Un masso scuro e angoloso, già rinominato Skull Hill, è stato reputato degno di approfondimenti. Si tratta di una “float rock”, ovvero una roccia che è al di fuori del contesto rispetto al substrato geologico locale.
Tutto lascia pensare, dunque, che potrebbe essere stata trasportata lì da processi naturali come:
- erosione;
- impatto meteoritico;
- movimento del suolo.
La sua tonalità scura risalta nettamente rispetto alla roccia circostante, chiara e stratificata, e la superficie fratturata mostra cavità e piccole sfere di materiale (sferule) immerse nella regolite. Dal punto di vista scientifico, la colorazione scura ha subito indirizzato gli scienziati a ritenere che la possibile origine della roccia potesse essere meteoritica.
Le ipotesi della NASA
In passato il rover Curiosity è stato in grado di identificare meteoriti ricchi di nichel e ferro nel cratere Gale. Questi hanno una somiglianza sostanziale con l’affioramento roccioso identificato di recente.
Al netto dei comprensibili interrogativi, però, l’analisi chimica condotta con lo strumento SuperCam sembra escludere quest’ipotesi. I dati infatti non coincidono con la composizione tipica dei meteoriti ferrosi.
Non è però l’unica teoria attualmente tra le mani del team scientifico all’opera. La seconda li porta a considerare Skull Hill come una roccia ignea. Potrebbe provenire da un affioramento vicino, o magari espulsa da un cratere d’impatto.
Le rocce ignee si formano dal raffreddamento di lava o magma. Contengono generalmente minerali scuri, come:
- olivina;
- pirosseno;
- anfibolo;
- biotite.
Sono inoltre ricche in ferro e magnesio. In questo senso, la presenza di elementi geochimici compatibili con tali minerali potrebbe offrire una spiegazione più solida per l’origine del masso.
Occorre evidenziare come il contesto geologico marziano sia estremamente complesso. Le float rock come Skull Hill rappresentano indizi chiave per ricostruire la storia del pianeta, perché possono rivelare informazioni su eventi remoti:
- impatti meteoritici;
- antiche eruzioni vulcaniche;
- dinamiche idrogeologiche scomparse.
Il team di Perseverance ha la chance di analizzare la composizione chimica in situ, grazie alle avanzate strumentazioni di bordo. Il tutto può essere poi confrontato con altre rocce della stessa area. Tale processo consente di mappare l’origine e i percorsi di trasporto delle rocce. Di fatto prende forma un vero e proprio puzzle geologico sempre più completo.
In conclusione, non si può parlare di Skull Hill come di un semplice masso scuro posto su un pendio su Marte. È una vera e propria chiave di comprensione potenziale, con riferimento alle tante trasformazioni che hanno modellato la superficie del pianeta roso. Del resto, ogni roccia fuori posto è un tassello da analizzare, a completamento di una complessa storia che tentiamo di ricostruire procedendo all’indietro.