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SCIENZA

Trovati fossili e resti di pelle di animali sconosciuti e antichissimi

Le grotte calcaree di Richards Spur in Oklahoma custodiscono resti e fossili antichissimi, ma uno di questi è davvero unico nel suo genere.

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Trovato fossile di pelle più antico mai visto Fonte foto: iStock

Oggi è del tutto normale osservare animali con la pelle “dura” e a squame, ma non è sempre stato così. Questo tipo di pelle evolutasi come una sorta di “corazza” ha permesso agli antenati dei moderni rettili, uccelli, mammiferi di lasciare le acque per spostarsi sulla terraferma, mentre i “cugini” anfibi continuavano a risiedere in fiumi, torrenti e bacini. Adesso però un team di paleontologi ha fatto una scoperta importante: è stato rinvenuto il frammento di pelle fossilizzato più antico finora conosciuto, appartenente a un antico rettile. E con esso i resti di animali sui quali aleggia il mistero.

Il fossile di pelle più antico di sempre

Il frammento di pelle in questione è grande più o meno come un’unghia umana eppure, nonostante le dimensioni irrisorie, ha già guadagnato un posto speciale tra le scoperte degli ultimi anni. Nello specifico il fossile è stato trovato in una delle grotte calcaree di Richards Spur, un’affascinante area dell’Oklahoma particolarmente adatta a preservare resti fossili: 289 milioni di anni fa fini sedimenti argillosi hanno ricoperto completamente i corpi degli animali mentre i bassi livelli di ossigeno nelle acque sotterranee ne hanno rallentato il processo di decadimento. Allo stesso tempo gli idrocarburi del petrolio hanno permeato i tessuti esterni e interni rendendoli inospitali per i batteri, mentre il catrame ha completato il lavoro fornendo un’ulteriore protezione.

È grazie a questa particolare concomitanza di fattori che il minuscolo fossile di pelle è giunto a noi praticamente intatto. Trovato nel 2018, da allora i ricercatori si sono messi all’opera per cercare di capire a quale animale appartenesse perché quel che si è osservato al microscopio era più unico che raro: “Siamo rimasti molto entusiasti di ciò che abbiamo visto al microscopio” ha affermato il paleontologo Robert Reisz, tra gli autori dell’articolo pubblicato questo mese su Current Biology. “La texture della pelle è piuttosto unica e interessante. Si distingue davvero dagli altri materiali fossili. Ovviamente non è un osso”, ha aggiunto lo studente Ethan Mooney, che ha lavorato all’articolo.

La pelle come risultato dell’adattamento evolutivo

L’analisi del frammento ha richiesto strumenti raffinati ed estrema precisione da parte del team di ricerca. Come si legge nell’articolo scientifico, i paleontologi coinvolti hanno utilizzato una lama con punta di diamante per separarne una piccola porzione, dividendola a sua volta in strati sottilissimi.

In questo modo si sono accorti che gli strati più esterni erano induriti da strutture di cheratina (cornificazioni), tratto distintivo della pelle degli amnioti che si sono evoluti per poter sopravvivere e riprodursi al di fuori dell’acqua, come hanno continuato a fare invece gli anfibi. Ed ecco il punto: questa pelle è la testimonianza dell’adattamento evolutivo di questi animali che hanno colonizzato la terraferma.

Resti e ossa del Paleozoico

Non è difficile comprendere come mai questa scoperta abbia sorpreso il team di paleontologi. Quando il piccolissimo frammento è stato rinvenuto non era certamente da solo: le grotte di Richards Spur sono uno scrigno di resti, principalmente ossei, risalenti al Paleozoico e, di fatto, sarebbe stato facile scambiarlo per uno di questi a una rapida occhiata.

Il dottor Reisz e il suo team non sono certi dell’appartenenza di questa pelle, dal momento che è stata ritrovata isolata, staccata dalle ossa, ma ritengono che – tra tutti i resti di lepospondili, temnospondili e tetrapodi attualmente sconosciuti rinvenuti nelle stesse grotte –  si possa risalire a un animale in particolare: il Captorhinus arguti.

Si tratta di un rettile simile a una lucertola e grande più o meno quanto un’iguana, comune in quella regione durante il periodo Permiano. Il Captorhinus arguti aveva quattro zampe, una coda, era lungo circa 25 cm ed era onnivoro, nutrendosi di insetti, piccoli vertebrati e occasionalmente piante.

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