Un Apple AirTag ha incastrato un altro ladro
Dopo tanti esempi di usi negativi dei tracker Bluetooth, dall'Oregon ne arriva uno molto positivo: un ladro fa una rapina in negozio, ma ruba anche un AirTag
Gli Appe AirTag sono da mesi nell’occhio del ciclone. Almeno negli Stati Uniti dove tre stati stanno preparando leggi per metterli al bando: in Oregon, Ohio e Pennsylvania. E proprio dall’Oregon, per l’esattezza da Portland ci arriva la notizia di come invece, il device di tracciamento di Apple, si sia rivelato molto utile.
Dopo una rapina in un negozio di Portland, infatti, il ladro è stato rintracciato e la refurtiva è stata recuperata grazie a un Apple AirTag nascosto nel portafoglio e nel telefono sottratto a una delle vittime. Già a inizio maggio, fu riportata la notizia di come, grazie a un paio di Apple AirTag, sia stato possibile, per un fotografo australiano, rintracciare e recuperare la sua attrezzatura da 7.000 dollari, dopo che gli era stata rubata in un hotel. Ma basteranno queste buone notizie a far cambiare idea ai legislatori, che sottolineiamo, non ce l’hanno nello specifico con gli Apple Airtag ma con i tracker in generale?
Tracker: utili se usati a fin di bene
I tracker Bluetooth sono dei piccoli device, grandi quanto una moneta da 50 centesimi che si prestano a essere abbinati agli oggetti a cui teniamo di più e che vogliamo rintracciare in caso di perdita (o furto): zaini, telefoni, chiavi. In alcuni casi sono stati usati anche per il tracciamento degli animali domestici, come cani e gatti. Insomma davvero utilissimi.
Ma ci sono persone che hanno iniziato a usarli per scopi malevoli: soprattutto per seguire altre persone a loro insaputa: basta nascondergli addosso, o in auto, un tracker e seguire il tracker. Questo comportamento viene riconosciuto in molti stati americani e anche in Italia come stalking. Ecco che allora i tracker come gli Apple AirTag, ma anche i Samsung Galaxy Tag o i Tile tracker, solo per citare i più famosi, diventano uno strumento utilizzato per fini malevoli.
Come dicevamo i tracker sono piccoli e è facilissimo nasconderli in una tasca, in una borsa o anche nel paraurti di un auto. Così come è capitato a una donna di Akron in Ohio, la cui auto, è stata rintracciata dopo un incidente, grazie a un AirTag nascosto a sua insaputa nel paraurti posteriore e scoperto dopo l’ispezione della polizia.
Leggi anti tracker: perché punire la tecnologia
I legislatori degli Stati americani purtroppo si trovano a dover regolamentare una tecnologia che ha preso piede recentemente su larga scala e che riguarda le persone comuni. Infatti, in passato i tracker erano riservati solo alle forze dell’ordine e il loro uso era e è regolamentato da un magistrato, che era l’unico a poterlo autorizzare.
C’è da dire, che nel caso di Apple e dei suoi AirTag, la società è intervenuta, potenziando gli avvisi di presenza del tracker in maniera più diretta, sia sul sistema operativo iOS sia Android. Ma ovviamente non basta. A questo punto sono i legislatori a dover fare la loro parte, consapevolmente e in favore di una tecnologia che non è né buona né cattiva.