Libero
ANDROID

Cos'è e a cosa serve Android Studio

Android Studio è considerato il tool ufficiale del sistema operativo Android per la realizzazione di nuove applicazioni: cos'è, a cosa serve e come utilizzarlo

Pubblicato:

che cos'è android studio Fonte foto: Shutterstock

Tanto Apple quanto Google mettono a disposizione della loro utenza un universo fatto di applicazioni da scaricare, adatte ormai ad ogni tipo di esigenza. Se è vero che un catalogo tanto fornito va a tutto vantaggio dei consumatori, non tutti però sono a conoscenza di cosa si celi al di là della barricata. Sì perché, per app tanto diverse e dalla natura peculiare, esistono altrettanti sviluppatori che si impegnano per plasmarle. Su Android, in particolare, è possibile sviluppare sfruttando uno degli strumenti d’elezione in questo senso.

Ci riferiamo ad Android Studio, vale a dire un ambiente di sviluppo integrato adibito per la creazione di applicazioni Android, le cosiddette IDE, integrated development environment in lingua inglese, disponibile senza costi e su licenza Apache 2.0, basata su linguaggio Java. Il programma è del tutto compatibile con dispositivi Windows, Linux e macOS, ed ora vedremo insieme come installarlo e come utilizzarlo al meglio.

Perché sviluppare su Android

Prima di scoprire tutti i segreti di Android Studio, è bene comunque capire perché sviluppare su Android. Il primo motivo è fondamentale e fa rima con necessità, la madre dell’invenzione. Potrebbe infatti capitare che, una volta consultato il Google Play Store, non sia presente l’app dei nostri sogni, o che comunque potrebbe svolgere le funzioni di cui abbiamo bisogno. Allo stesso modo, la spinta potrebbe arrivare dalla community, sviluppando qualcosa di utile e mettendola a disposizione gratuitamente come open source. Non solo, per alcuni potrebbe essere la “scusa” per apprendere qualcosa di nuovo, in particolare la programmazione su Java, e per altri un modo alternativo di monetizzare.

In conclusione, esistono sviluppatori che creano app per promuovere o integrare un altro prodotto o servizio già esistente. Queste sono note come companion app, molto diffuse nell’universo dei videogiochi. Qualunque sia la ragione, lo sviluppo di una o più app sfiderà le nostre capacità progettuali, tecniche e logiche. E il risultato di questo esercizio, un’applicazione perfettamente funzionante e utile per Android, non può che rivelarsi anche un’arma vincente in ottica lavorativa, come accattivante biglietto da visita in un nostro eventuale portfolio.

Android Studio: cos’è

Come già detto, Android Studio è un ambiente di sviluppo per creare le applicazioni sul sistema operativo Android. Integra un editor IDE con layout visuale e per essere utilizzato nel modo corretto è necessario conoscere il linguaggio Java. Tra professionisti e amatori, è considerato il tool ufficiale per la realizzazione di applicazioni per il sistema operativo omonimo. Il download, assolutamente senza costi, è disponibile per diverse piattaforme e per un po’ tutti i principali sistemi operativi in circolazione, come Windows, Linux e macOS. Con la sua uscita, Google ha voluto sostituire il precedente Eclipse, mettendo a disposizione degli sviluppatori un ambiente di sviluppo sensibilmente migliorato, sia dal punto di vista delle funzionalità che dell’efficienza nel sviluppare gli applicativi. Per altro con una maggiore facilità di utilizzo, grazie ad una interfaccia più pulita e ottimizzata anche per gli utenti meno esperti.

Di fatto, Android Studio è lo strumento leader per sviluppare software destinato al sistema operativo mobile del gigante di Mountain View. Deriva da IntelliJ di JetBrains, un IDE per il mondo Java particolarmente sensibile alle necessità degli sviluppatori. Al suo interno troviamo però anche Gradle, davvero un ottimo strumento pensato per tutte le esigenze legate alla build automation, particolarmente flessibile e arricchito da tutte quelle feature che in passato hanno reso grandi predecessori come Apache Ant e Maven. Ciò si traduce nella facoltà di creare APK varianti e multipli, così come nella presenza di diversi elementi per la cattura di prestazioni, compatibilità di versione, usabilità e problematiche di vario genere.

Non manca naturalmente ampio supporto ai servizi Google, trattandosi di un tool di sviluppo realizzato direttamente dai tecnici di Big G, così come un ambiente di layout con editing a tema abbastanza produttivo. Android Studio supporta anche Google Cloud Platform, cosa che facilita l’integrazione con Google Cloud Messaging e App Engine, mentre a chiudere il pacchetto troviamo il Software ProGuard e pp signing.

Come installare Android Studio

A questo punto, messi sul piatto gli aspetti squisitamente tecnici, possiamo e dobbiamo dedicarci a come installare Android Studio, così da iniziare subito a familiarizzare con il suo layout e con tutti gli strumenti messi a disposizione di chi vuole sviluppare applicazioni per Android. Come già dicevamo nei paragrafi precedenti, Google lo ha messo a disposizione di tutti, che siano sviluppatori in erba o veri professionisti di settore, in via gratuita. Si può quindi scaricare senza costi sulla pagina ufficiale di Developer Android. Seguendo una procedura piuttosto semplice. Se vogliamo procedere al download su PC Windows, ad esempio, sulla home page del portale Developer Android dovremo cliccare sulla dicitura Download Android Studio ed eseguire un doppio tap sull’icona che si è appena scaricata.

Fatto questo, ricordiamoci di lasciare barrate le caselle Android Virtual Device e Android SDK, e facciamo clic su “Agree”, accettando tutti i punti della licenza Android. Successivamente facciamo clic su “Instal the latest version Android SDK”: si aprirà il pacchetto di installazione, per cui attendiamo qualche minuto la conclusione del download. Se abbiamo eseguito tutti i passaggi in modo corretto, il tool per sviluppatori firmato Google sarà installato sul nostro PC. Gli elementi inclusi nel download sono, ovviamente, il software Android Studio, l’ultima versione della piattaforma Android con la quale compilare l’app, la versione più recente dell’immagine del sistema Android per far avviare l’app nell’emulatore, e infine SDK Android, con i quali organizzare, elaborare, collaudare e realizzare il debug delle app. Attenzione però, perché prima di procedere al download è necessario scaricare sul proprio computer l’ultima versione del software Java Se Development Kit, direttamente dal sito Oracle.

Come usare Android Studio

All’avvio di Android Studio, l’IDE mostra una finestra di benvenuto. A sinistra, noterete un elenco di progetti aperti di recente, mentre sulla destra è presente un menu che permette l’avvio del lavoro in diverse modalità. Per iniziare a sviluppare la nostra app per Android, selezioniamo allora la voce “Start a new Android Studio project“. In questo modo si avvierà una creazione guidata del progetto, articolata a sua volta in due schermate. La prima di queste permette di scegliere la tipologia di applicazione. Prima di tutto, andiamo quindi a definire il contesto applicativo tra Phone e Tablet, Wear OS, TV, Android Auto e Android Things. Ognuna di queste è associata a svariati modelli di base, come ad esempio Empty Activity, quello principalmente utilizzato per avviare da zero un applicativo.

La seconda schermata è invece utile per configurare il nostro progetto scegliendone tutti gli aspetti, dal nome dell’app al package, passando pure per la collocazione nel file system della macchina di sviluppo, il linguaggio di programmazione tra Java e Kotlin e la versione minima indicativa delle API Android da andare a supportare.

Completata la procedura indicata, Android Studio restituirà un progetto semplice, ma già perfettamente funzionante. Progetto che ha una sua struttura iniziale ben precisa, fatta nello specifico di tre parti principali: la cartella con il codice Java, la cartella res (contenente risorse per lo più realizzate in XML) ed un file di configurazione conosciuto come AndroidManifest.xml. A sua volta, l’intero progetto è contenuto in una cartella chiamata app, di fatto il modulo di default. Questo aspetto è particolarmente importante, poiché l’IDE suddivide un progetto in più moduli, ognuno dei quali può svolgere un ruolo diverso, come ad esempio la libreria Java, la libreria Android e l’inclusione di un progetto esterno. Di riflesso, il modulo app include i file manifest, il codice Java e le risorse.

Successivamente al modulo, in Android Studio troviamo la sezione Gradle Scripts, luogo virtuale in cui trovano casa i file di build che userà Gradle per trasformare il nostro progetto in una applicazione perfettamente funzionante. Entrando nel dettaglio, i file di build a disposizione sono due, uno per tutto il progetto ed uno per il solo modulo app. Un aspetto importante e che non va assolutamente dimenticato è che, non appena apportata una modifica al file di build, si deve selezionare il pulsante “Sync Project with Gradle files“, disponibile nella barra degli strumenti. Si può riconoscere per l’icona a forma di elefante con una freccia blu, nel menu File e nella notifica che Android Studio propone non appena viene modificato qualcosa in un file Gradle.

Segnaliamo che nel menu Tools sono presenti le voci AVD Manager e SDK Manager. La prima, come il nome suggerisce, attiva Android SDK Manager, mentre l’altra Android Virtual Device Manager. Con Android SDK Manager possiamo integrare il nostro SDK con ulteriori funzionalità ed aggiornamenti, mentre Android Virtual Device Manager permette di creare uno o più emulatori, nel caso non si voglia o non sia possibile eseguire i propri progetti su un hardware. Un ultimo e significativo aspetto di Android Studio consiste nell’anteprima di layout, istantaneamente disponibile. I contenuti vengono infatti mostrati in modalità Design, quella tipicamente visuale, oppure Text, che mostra il tipico formato XML. In più, sono presenti alcuni menu a tendina che permettono di modificare le condizioni dell’anteprima in termini di modello, orientamento e versione di Android disponibile.