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SCIENZA

Dopo 100 anni è tornato uno degli animali più rari e insoliti mai visti

Un animale raro e dall'aspetto strano, con un piumaggio sgargiante e ali che non gli consentono di volare: lo credevano estinto, ma non è così.

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Colori sgargianti che è impossibile non notare, un grande becco rosso e un paio di ali che, però, non gli consentono di volare. Per ben 100 anni si credeva che il takahē fosse estinto, perché nessuno lo aveva più visto vagare tra le ampie distese d’erba della Nuova Zelanda. Ma è tornato, dapprima grazie a un avvistamento del tutto inaspettato, poi per via del lavoro instancabile di chi in quelle terre opera affinché animali come questo, così insoliti e rari, possano ripopolare quella che un tempo era la loro casa.

Il ritorno del takahē, uccello "preistorico" della Nuova Zelanda

Il takahē era stato dichiarato ufficialmente estinto nel 1898, quando gli ultimi esemplari rimasti – soltanto quattro – furono uccisi da alcuni cacciatori. Così questa specie, che per la tribù Ngāi Tahu della Nuova Zelanda ha sempre avuto un valore speciale, era sparita definitivamente senza possibilità di ritorno. Ma ecco la sorpresa.

Circa cinquant’anni dopo quell’ultimo evento, un uomo anziano del posto ne vide uno e non poteva credere ai propri occhi. La vista non era più buona come quella di un tempo, ma a quel punto non ha avuto dubbi: si trattava proprio di un grande esemplare di takahē, con il suo corpo tozzo e goffo, il becco rosso e il piumaggio blu-verde acceso e inconfondibile. E sì, anche con quelle piccole ali, decisamente non proporzionate alle sue dimensioni, che gli impediscono di volare.

"Sembrano quasi [uccelli, ndr] preistorici", ha affermato Tūmai Cassidy della tribù Ngāi Tahu, come si legge sul Guardian. Con la sua corporatura "importante" e l’andamento impettito ed energico, il Porphyrio hochstetteri – questo il nome scientifico – appartiene alla famiglia dei Rallidi e finalmente sta tornando pian piano a ripopolare l’Isola del Sud in Nuova Zelanda, che per secoli era stata la sua casa.

Il lavoro degli ambientalisti per la reintroduzione del takahē

Quell’unico e inaspettato avvistamento negli anni Ottanta ha fatto sì che immediatamente si attivassero gli ambientalisti del luogo, pronti a un duro lavoro – durato decenni – volto a un unico scopo: reintrodurre il takahē nel suo habitat. Nel 1985 fu inaugurato il Burwood Takahē Center, un centro nato proprio per allevare gli esemplari di questa specie per dar vita a nuove popolazioni selvatiche.

"Inizialmente, gli ambientalisti hanno raccolto e incubato artificialmente le uova, per evitare che venissero mangiate dai predatori – si legge sul Guardian -. Quando si schiudevano, i pulcini venivano nutriti e allevati da lavoratori che indossavano pupazzi di calzini con i caratteristici becchi rossi degli uccelli. Dopo l’allevamento degli uccelli in cattività, il Dipartimento di Conservazione (DOC) li ha gradualmente introdotti in alcuni santuari insulari e parchi nazionali, investendo molto nella cattura e nell’eliminazione dei parassiti per cercare di proteggere gli uccelli".

Oggi si conta una popolazione di circa 500 esemplari di takahē in Nuova Zelanda, per l’esattezza nell’Isola del Sud e in particolare sui Monti Murchison del Fiordland e nel Parco Nazionale Kahurangi, e la specie viene costantemente monitorata dal Takahē Recovery Programme. In ultimo, proprio lo scorso 23 agosto, i volontari del DOC hanno liberato altri 18 esemplari nella Whakatipu Waimāori Valley.

"La creazione di nuove popolazioni di specie selvatiche autoctone può richiedere tempo e il successo non è garantito – ha affermato Deidre Vercoe, responsabile delle operazioni di recupero di DOC Takahē -. Se vogliamo che il takahē prosperi, dobbiamo esplorare nuovi siti e imparare il più possibile per proteggere gli uccelli ora e in futuro. Monitoreremo da vicino i takahē nella Greenstone Valley per vedere come si stabiliscono nella loro nuova casa".

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