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SCIENZA

La superficie di Marte nasconde più segreti di quanto immaginiamo: nuovo studio cambia tutto

La crosta di Marte sembra nascondere molti più segreti di quanto si pensasse: la presenza in grandi quantità di uno specifico elemento, in particolare, sta riscrivendo molte delle cose che la scienza pensava di conoscere sul pianeta rosso

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Nuovi studi sulla crosta marziana stanno riscrivendo ciò che sapevamo sul pianeta rosso Fonte foto: 123rf

Possiamo ben dirlo: fra i pianeti del nostro sistema solare che più ossessionano gli scienziati Marte ha un posto di spicco. Da anni, infatti, sono in atto osservazioni e studi per cercare di decifrare tutti i misteri del Pianeta Rosso e ogni volta si apprende qualcosa di più. Ma cosa succederebbe se si dovesse ripartire da zero?

È quello che si stanno chiedendo, adesso, i ricercatori. Sì, perché un nuovo studio sulla crosta marziana sembra riscrivere le più gettonate teorie sulla sua formazione e sul suo passato, complicando una delle (pochissime) cose che sembrano basarsi su deduzioni piuttosto semplici.

La crosta marziana e la sua struttura

Dunque, andiamo per ordine. Finora, gli scienziati hanno sempre concordato che Marte, essendo molto più piccolo della Terra, abbia un nucleo che si è raffreddato molto più rapidamente. Per questa ragione, almeno fino ad adesso, si è ipotizzato che la crosta del pianeta non abbia subito uno scioglimento su larga scala come quello terrestre e che non ci sia stata neanche un’erosione significativa. Alla luce di tutto ciò, si riteneva che la crosta marziana avesse una struttura diversa, nonostante alcune analogie riscontrate.

Sulla carta, la crosta del pianeta rosso doveva essere uniformemente basaltica, ovvero con prevalenza quasi assoluta di basalto, roccia effusiva di origine vulcanica prodotta da miliardi di anni di vulcanismo, torrenti di lava e magma che si sono infine raffreddati. A supportare questa teoria c’era anche il fatto che Marte non sia mai stato protagonista di rimodellamenti della superficie su vasta scala come il nostro pianeta, che ha invece “subito” lo spostamento dei continenti.

Alla luce di tutto questo, si pensava che la crosta marziana fosse semplice, anche fin troppo semplice. L’idea che fosse simile alla Terra si stava allontanando, proprio per la formazione basaltica, cosa che sembrava indicare differenze sostanziali nonostante le molteplici somiglianze. E invece? Invece, colpo di scena.

Il silicio nella crosta marziana

Nelle ultime settimane il Mars Reconnaissance Orbiter, sonda spaziale polifunzionale della NASA mandata su Marte nel 2015 e attualmente impegnata a esplorare il suo emisfero australe, ha restituito dei dati molto diversi da quelli che si aspettavano gli scienziati. La sonda ha evidenziato il rilevamento di ben nove aree, in particolare crateri e avvallamenti, in cui è presente in grande quantità un minerale inaspettato: il feldspato.

Questo minerale è estremamente ricco di silicio, cosa che si scontra con l’idea di una struttura uniformemente semplice concepita fino ad adesso. Sì, è vero che il feldspato era stato trovato in precedenza in altre regioni di Marte, ma la sua quantità era microscopica e confermava la composizione chimica data per assodata. Questi nuovi dati, invece, cambiano tutte le carte in tavola mostrando composizioni minerali complesse, che indicano una storia evolutiva molto più arzigogolata e addirittura più simile alla Terra di quanto ipotizzato prima.

La nuova ipotesi sulla crosta marziana

Per cercare di venirne a capo, i ricercatori hanno analizzato i dati spettroscopici raccolti dal Mars Reconnaissance Orbiter. Al momento non hanno ancora ottenuto una risposta univoca che renda tutti concordi su come la crosta marziana si sia evoluta, dato che, appunto, le ultime rilevazioni sono ancora troppo recenti e c’è ancora moltissimo da indagare e da studiare. Tuttavia, un team internazionale dell’Università dell’Iowa sta lavorando attivamente sulla vicenda.

All’orizzonte si profila, attualmente, una nuova ipotesi: probabilmente, per tutta la durata della sua vita e già all’inizio della sua esistenza Marte non ha/non ha mai avuto un nucleo abbastanza caldo da fondere del tutto gli strati esterni. Questo spiegherebbe la presenza di aree prevalentemente basaltiche e di aree molto siliciche e aiuterebbe gli scienziati a trovare molti più punti di contatto con la Terra. Di certo, i processi vulcanici su Marte sono molto più complicati di un semplice oceano di lava basaltica che si è raffreddato per sempre, come si pensava all’inizio. Non resta, dunque, che aspettare per saperne di più.