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Le uova della tartaruga Caretta Caretta in Emilia Romagna potrebbero non essere un buon segno

Nonostante la notizia della nidifcazione della Caretta Caretta in Emilia Romagna sia stata accolta con clamore ed entusiasmo, non è detto che sia un buon segno

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Si è fatto un gran parlare delle uova della tartaruga Caretta Caretta in Emilia Romagna. La notizia di questa inusuale nidificazione è stata riportata da moltissime testate e accolta con grande entusiasmo. Niente di male in questo: un esemplare di una categoria fortemente minacciata che depone le sue uova perpetrando la specie è sempre e comunque un miracolo. Eppure, sembra che la notizia non sia tutta rose e e fiori e che ci sia anche un risvolto negativo in ciò che è accaduto, strettamente connesso al riscaldamento globale.

La nidificazione della Caretta Caretta

Prima di scendere nel dettaglio e spiegare il nesso tra il riscaldamento globale e la Caretta Caretta, ripercorriamo la vicenda. Nella notte tra il 24 e il 25 giugno la Capitaneria di Porto di Milano Marittima ha ricevuto una telefonata da parte di una turista, che aveva avvistato una tartaruga adulta sulla battigia. Pensando che il rettile marino fosse in difficoltà, la bagnante ha deciso di chiedere aiuto. La Capitaneria di porto si è a sua volta appellata al CESTHA, un ente che si occupa del recupero delle tartarughe marine.

Sul posto sono subito arrivati il direttore dell’ente, Simone D’Acunto, e un’altra collaboratrice. Tuttavia i due, una volta individuata la tartaruga, si sono resi conto che non si trattava di un animale in difficoltà, anzi. La tartaruga si stava dedicando al camouflage, ovvero all’atto finale della deposizione delle uova che prevede la copertura delle stesse per occultarle e nasconderle alla vista di possibili predatori: in buona sostanza, la tartaruga aveva appena finito di nidificare.

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Le uova, il nido e le preoccupazioni

La notizia ha fatto rapidamente il giro del web perché non erano mai stati documentati nidi di tartarughe del genere su questo tratto di costa che si affaccia sull’Adriatico. Anche il numero di uova deposto dalla tartaruga è sembrato elevatissimo – in realtà è nella media – dato che ne sono state conteggiate, integre, ben 96. La tutela del nido è passata dal CESTHA a un altro ente specializzato, il TAO, che ne seguirà l’evoluzione fino alla schiusa, cercando di tenerlo al sicuro sia dai predatori naturali che dai curiosi.

Come abbiamo detto, però, la nidificazione della Caretta Caretta in Emilia sta destando preoccupazione. Nel corso di diverse interviste sia il direttore del CESTHA che i biologi marini del centro TAO hanno spiegato che, per quanto bellissimo sia questo miracolo della vita e per quanto essenziale sia tutelare questa specie a rischio di estinzione, mamma tartaruga potrebbe essersi spinta sulla spiaggia di Milano Marittima “semplicemente” perché ora è diventata sufficientemente calda per essere un luogo di nidificazione.

Il riscaldamento globale e la temperatura degli oceani

Storicamente, in Italia, le nidificazioni di Caretta Caretta avvengono nel profondo sud. Fino ad adesso, solo i mari (e conseguentemente le spiagge) della parte più bassa della Penisola hanno raggiunto in maniera naturale i livelli di calore sufficienti per garantire l’incubazione. La sabbia, grazie alle alte temperature, permette che i valori termici rimangano sempre ottimali per far andare a buon fine l’intero processo e che la schiusa avvenga correttamente.

Per via del cambiamento climatico e del riscaldamento globale, invece, le Caretta Caretta potrebbero spostarsi anche altrove: quella arrivata in Emilia Romagna potrebbe essere solo stata una pioniera e questo implicherebbe un cambiamento degli ecosistemi che, come sappiamo, non porta mai a niente di buono. Vero è che non è detto e che non ci sono ancora dati sufficienti a parlare di cattiva notizia, ma facciamo attenzione: quello che sembra un evento meraviglioso, infatti, potrebbe in realtà essere un campanello d’allarme.

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