Hanno scoperto qualcosa che cambia ciò che sapevamo sull'Antartide
Un campione d'ambra rivela qualcosa di nuovo sul passato dell'Antartide: c'era una foresta pluviale vicino al Polo Sud
Nel passato delle aree più gelide del nostro pianeta c’è qualcosa di inaspettato. O, almeno, è inaspettato per chi non si è mai occupato di studiare approfonditamente la storia della Terra: probabilmente moltissimi di noi tendono a pensare che il Polo Nord e il Polo Sud siano “sempre” stati freddi e inospitali.
Invece no, non è affatto così. Ogni area della Terra si è evoluta e a ribadire il concetto arriva una scoperta sull’Antartide, che un tempo (molto lontano) presentava delle fitte aree di vegetazione. Una scoperta racchiusa in un qualcosa di piccolo e prezioso: un campione d’ambra.
Il ritrovamento del campione d’ambra
Come spiega lo studio pubblicato su Antarctic Research, il campione d’ambra è stato recuperato da una nave di ricerca impegnata nella perforazione del fondale marino di un’insenatura del ramo dell’Oceano Antartico, al largo della Terra Marie Byrd nella regione occidentale dell’Antartide.
Ancor più precisamente, grazie alla nave di ricerca è stato portato in superficie uno strato di lignite spesso circa 5 cm, che costituisce la parte superiore di una struttura composta da argilla carbonacea, risalente al Cretaceo Medio. Una volta analizzato, lo strato di lignite ha rivelato la resina fossile: piccole varietà, di dimensioni pari a 0,5-1,0 mm, traslucide e con una colorazione che andava da gialla ad arancione.
L’analisi e la “vecchia” Antartide
La scoperta è straordinaria perché, facendo un paragone forse un po’ forzato, potremmo dire che l’ambra è il “sangue” fossilizzato di alberi antichissimi, linfa preziosa che si è solidificata. Per questa ragione gli scienziati hanno voluto subito analizzarla: questo materiale è in grado di raccontare una storia lunga e complessa, oltre che inaspettata dato che a quelle latitudini simili campioni erano stati trovati solo nel bacino di Otway in Australia e nella formazione di Tupuangi in Nuova Zelanda.
Le indagini svolte con le più moderne tecnologie hanno dimostrato che la resina raccolta appartenesse, un tempo, a esemplari di vegetazione di una foresta pluviale temperata paludosa che doveva sorgere davvero molto, molto vicino al Polo Sud. Nella “vecchia” Antartide, dunque, svettava una macchia verde che, secondo gli studiosi, era dominata da conifere.
Il campione d’ambra presenta peraltro delle particelle e delle molecole che coincidono con altri elementi vegetali ritrovati nello strato di lignite, alcuni dei quali sembrano essere radici e residui di fogliame. Ma non è tutto qui: l’ambra presenta quelli che nella ricerca vengono chiamati segni di resinosi traumatica, ovvero segnali di un trauma subito dalle piante, generalmente legati a parassiti o a incendi boschivi.
Uno sguardo al passato
Secondo uno degli studiosi, il geologo marino Johann Klages dell’Istituto Alfred Wegener in Germania, questo campione d’ambra dimostra che «a un certo punto della loro storia, tutti e sette i continenti avevano condizioni climatiche che consentivano la sopravvivenza degli alberi che producevano resina».
Ciò non stupisce, se si considera che il Cretaceo è stato uno dei periodi più caldi nella storia della Terra, fatto dimostrato dai depositi vulcanici rinvenuti in Antartide e nelle isole vicine. Ciò che ancora è da capire è come funzionavano gli ecosistemi di allora e quali erano le forme di vita che li popolavano: una strada ancora lunga, che passerà da ulteriori studi e approfondimenti.