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Cosa sappiamo delle "capsule del tempo" che verranno spedite sulla Luna

Una vera e propria serie di "capsule del tempo" verranno inviate sulla Luna: lo scopo di questa nuova missione NASA è quello di tutelare parte della cultura umana

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E se affidassimo alla Luna le memorie dell’intera umanità? È questo il concetto alla base delle “capsule del tempo” che dovrebbero approdare sulla superficie lunare nei prossimi anni, con all’interno una serie di informazioni volte a tutelare in qualche modo il patrimonio culturale del nostro pianeta. Attenzione, non si tratta di capsule “ufficiali” spedite a nome della Terra, ma dell’esperimento di Samuel Peralta, fisico e scrittore di romanzi di fantascienza.

Forte del fatto che, nei prossimi anni, diverse aziende private collaboreranno con la NASA per inviare sul nostro satellite diversi materiali che verranno poi in qualche modo sfruttati nel corso delle missioni del programma Artemis, Peralta ha deciso di mettere alla prova i suoi MoonBox per capire se ci sono possibilità che dei “mini-archivi” durino a lungo nascosti negli anfratti lunari.

Samuel Peralta e il programma Lunar Codex

Come funzionano i MoonBox di Peralta? È presto detto. Lo scienziato/scrittore è partito da un concetto molto semplice e molto diffuso soprattutto in America, quello di capsula del tempo che, per chi non lo sapesse, non ha niente a che fare con i viaggi nel tempo né con i moduli di ibernazione che strizzano l’occhio a Futurama. Si tratta, più basicamente, di una scatola all’interno del quale si conservano le proprie memorie per seppellirle e poi ritrovarle più avanti.

Naturalmente, sulla Luna non è certo possibile seppellire delle scatole: per questo Peralta ha prima ipotizzato e poi dato vita al programma Lunar Codex, che prevede l’uso di due tipologie di box, chiamate Nova e Polaris, in grado di resistere a qualsiasi condizione si presenti sulla superficie sulla Luna. Per farlo ha sfruttato una tecnologia all’avanguardia, chiamata Nanofiche.

La tecnologia Nanofiche

Ma che cos’è la tecnologia Nanofiche? In soldoni si tratta di un nuovo metodo di conservazione e archiviazione analogico, che nasce grazie all’uso della deep blue laser technology, in grado di ridurre quasi qualsiasi tipo di contenuto/dato in misure microscopiche e di inciderlo sul nichel. Le incisioni vengono prima scritte/stampate su un vetro molto resistente, che permette di conservarle ad altissima risoluzione, e poi trasferite sul metallo.

Il risultato sono dei dischetti di metallo molto piccoli, che prendono il nome dalla tecnologia stessa. Ogni incisione su questi dischetti è talmente minuscola da far sì che ognuno di essi possa contenere 1,2 milioni di immagini o di pagine di testo: un potenziale immenso, che secondo Samuel Peralta ha tutte le carte in regola per trasmettere il sapere dell’umanità ai posteri e, sì, anche a eventuali civiltà aliene.

La tecnologia Nanofiche si distingue, inoltre, per la sua resistenza: tollera altissime e bassissime temperature, non ha contraccolpi in condizione di umidità, non sembra alterarsi in presenza di radiazioni e radiomagnetismo e ha un fattore di degradazione vicino allo zero. Secondo il team di Lunar Codex, potrebbe le Nanofiche possono durare miliardi di anni se lasciate indisturbate, mentre sulla Luna dovrebbero restare perfettamente funzionanti almeno per 50 milioni di anni.

Nova, Polaris e le loro informazioni

Peralta ha già raccolto un’ampia selezione di romanzi, poesie, opere di arte contemporanea, riviste, cataloghi d’arte, brani musicali, film e podcast, che grazie alla tecnologia Nanofiche dovrebbero viaggiare verso la Luna questo autunno.

Le MoonBox arriveranno sul nostro satellite grazie ai razzi firmati dalle aziende Astrobotic Technology e Intuitive Machines, che per altro trasporteranno anche degli strumenti per prelevare dei campioni, necessari per studi più accurati sulla costruzione di eventuali basi (e colonie) umane.

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