
A cosa serve il cloud e le migliori piattaforme
Per salvare i propri dati ed effettuare altre operazioni online esiste uno spazio virtuale detto "cloud": ecco cos'è, come funziona e le migliori piattaforme.
Con il passare del tempo, anche la tecnologia ha subito rivoluzioni e innovazioni senza precedenti. Sono tante le comodità del progresso a nostra disposizione, comprese le bellezze, e le infinite utilità, del cloud. Un termine, questo, che potrebbe essere sconosciuto ai più, ma che per altri rimanda subito ad un sistema di salvataggio dei dati che sfrutta l’online. In realtà, per capire il cloud cos’è e come funziona, dobbiamo necessariamente ampliare i nostri orizzonti, e spingerci ben oltre il concetto di archiviazione.
In questa guida, scopriremo allora insieme cosa significa cloud e quali sono i suoi ambiti di applicazione, esaminando di fatto quelli che sono gli scenari in cui l’elaborazione in cloud, detta anche cloud computing, trova il più largo impiego. Di conseguenza, non tutto si riduce alla mera archiviazione di documenti, video, foto e file più in generale: le tante piattaforme dedicate in commercio sono in grado di fornire i servizi più disparati, per coprire le diverse esigenze dell’utenza.
Cloud: cos’è e come funziona
Nonostante sia una tecnologia relativamente giovane, ma già da tempo non più sperimentale, comprendere il cloud cos’è e come funziona non è impresa difficile. Anzi, i principi di base delle piattaforme “tra le nuvole” sono piuttosto intuitivi, per lo meno per farsi un’infarinatura generale di quanto offre tale feature, a disposizione su un po’ tutti i device sul mercato, da quelli mobile ai più canonici. In sostanza, la “nuvola”, è questa la traduzione letterale del termine cloud dall’inglese, altro non è che uno spazio virtuale sempre accessibile con una connessione Internet, a prescindere dal luogo dove ci si trova fisicamente e dal dispositivo utilizzato.
Il cloud permette così di consultare dati archiviati precedentemente e di sfruttare servizi di gestione e calcolo attraverso server dedicati. Per farla ancora più semplice, potremmo dire che non è altro che la tecnica che prevede di utilizzare una serie di computer, localizzati in varie parti del mondo, che lavorano insieme al fine di effettuare operazioni comuni di vario tipo. Queste possono richiedere uno spazio di archiviazione o una potenza di elaborazione non ottenibile da una singola postazione.
Non è un caso che, da questo punto di vista, i più noti al grande pubblico siano i servizi di cloud storage, che mettono a disposizione di chiunque sia interessato dello spazio su Internet per salvare copie di backup dei propri file. Una volta archiviate, le copie possono poi essere visualizzate su diversi apparecchi, come PC, smartphone, tablet e Smart TV, sia utilizzando il browser che installando specifici software. Come già accennavamo, però, nel mondo del cloud esistono anche altre declinazioni. In via generale, il cloud computing apre all’elaborazione dei dati e all’erogazione di servizi per i cittadini e imprese senza necessità di installare applicazioni sui diversi dispositivi.
In un certo senso, potremmo dire che, al netto dell’evidente rivoluzione digitale che rappresenta, l’utilizzo delle “nuvole” è qualcosa che tutti noi tocchiamo con mano praticamente ogni giorno, ma non sempre consapevolmente. Ad esempio, la casella di posta elettronica che utilizziamo è in servizio in cloud, con le mail che non vengono direttamente scaricate su PC o cellulare, occupando preziosa memoria, ma sono archiviate in appositi server da consultare una volta collegati alla rete. Lo stesso accade per i più famosi social network, ma pure per piattaforme online per la produttività, pensiamo ai Documenti condivisi di Google, e per i motori di ricerca.
Il cloud computing va perciò ad indicare le “nuvole” nella loro totalità, mentre il cloud storage si riferisce a un sottogruppo che non esiste come entità a sé stante ma solo come parte di un insieme computazionale. Senza dover rispondere a particolari requisiti hardware e software, la tecnologia cloud dispone di vie e applicazioni potenzialmente infinite. Abbiamo quindi i servizi SaaS, o software-as-a-service, che eseguono software remoti per l’elaborazione di dati complessi, ma anche i servizi PaaS, o _platform-as-a-service_, che mettono a disposizione dell’utente interi ambienti di sviluppo.
Ancora, non bisogna dimenticare i servizi IaaS, che offrono la possibilità di fruire di complesse apparecchiature hardware per eseguire compiti che richiedono risorse estremamente elevate, impossibili sfruttando un comune server. Elemento distintivo di queste piattaforme, qualsiasi sia il loro scopo, è comunque la loro natura che potremmo definire “astratta”: i servizi offerti non arrivano da un singolo server o da una singola batteria di PC, ma da una complessa e ben studiata rete di elaboratori che operano con un approccio parallelo e concorrente per eseguire compiti diversi capaci di combinarsi tra loro.
Le migliori piattaforme cloud
Il cloud è stato concepito per fornire estrema velocità d’accesso, integrità dei dati e sicurezza, grazie alla presenza di sofisticati meccanismi di protezione distribuiti. L’architettura di questi sistemi prevede che i server delle società siano ubicati in strutture chiamate “data center”, ovvero centri di archiviazione ed elaborazione dati che coordinano l’intera l’infrastruttura informatica e la mettono a disposizione di una o più aziende.
Naturalmente, in base ai servizi forniti e alla architettura necessarie per veicolarli, l’utilizzo delle piattaforme cloud prevede un costo variabile, con la mole di risorse messe a disposizione a fare davvero la differenza. Ora che sappiamo il cloud cos’è e come in linea di massima va a funzionare, vediamo insieme i più noti servizi di questo tipo e come si comportano, così da individuare quello più adatto alle nostre esigenze specifiche.
Google Drive
Google Drive è il servizio di cloud storage firmato Google. Il colosso di Mountain View lo ha pensato per la creazione di copie di backup dei propri dati, nel caso di device Android, anche delle nostre impostazioni, che possono essere condivise con altri utenti connessi ed essere visualizzate e gestite su PC, TV, via Web o su dispositivi mobile. La piattaforma mette a disposizione 15 GB di spazio gratuito, che possono essere aumentati a pagamento sottoscrivendo un abbonamento a Google One. I prezzi partono da 1,99 euro al mese per 100 GB aggiuntivi, ma possono essere modulati su richiesta. Per utilizzarlo, Google Drive richiede un account Google, creabile facilmente con i propri dati. Non solo, oltre a Drive, l’azienda americana mette a disposizione su Android, iOS e Windows anche il servizio Google Foto, pensato in particolare per l’archiviazione gratuita delle foto e dei video realizzati tramite smartphone e tablet.
iCloud
Anche Apple non si è lasciata sfuggire l’occasione, e gli straordinari vantaggi! di investire in un servizio di cloud storage. Ci riferiamo specificatamente ad iCloud, che permette di creare delle copie di backup dei propri dati online su uno spazio chiamato iCloud Drive e di sincronizzare dati e impostazioni tra i vari dispositivi della mela morsicata, e non solo. La versione gratuita della piattaforma consente di usufruire di 5 GB di spazio di archiviazione gratuiti, ma anche in questo caso è possibile incrementare lo spazio a nostra disposizione sottoscrivendo un abbonamento a pagamento, i prezzi partono da 99 centesimi di euro per 50 GB aggiuntivi. In più, come per la controparte di Big G, anche il gigante di Cupertino impone di essere in possesso di un ID Apple per accedere ad iCloud e a tutte le sue funzionalità, che sia su dispositivi Apple, quindi iPhone, iPad o Mac, su PC Windows o su browser Web.
Amazon e altri servizi
Non tutti lo sanno, ma anche il leader dell’eShopping Amazon ha realizzato una piattaforma cloud proprietaria per i suoi clienti. Si tratta di Amazon Drive, riservato a tutti i possessori di un account Amazon. Il servizio mette a disposizione 5 GB di spazio di archiviazione gratuiti per salvare in rete foto, video e file personali. Il piano di espansione di memoria a pagamento ha costi che partono da 19,99 euro all’anno per 100 GB aggiuntivi. Come accade sui lidi della concorrenza, anche in questo scenario è possibile accedere ai file archiviati su Amazon Drive da applicazione per smartphone e tablet Android e iOS e da PC, utilizzando normalmente un qualsiasi browser per la navigazione in Internet.
Google, Apple e Amazon non sono però le uniche società ad aver investito nel settore del cloud storage e del cloud computing più in generale. Nella lista di competitor, troviamo:
- Samsung Cloud, che offre di base 15 GB di spazio gratuito, da utilizzare per sincronizzare foto, video, musica, documenti, rubrica, impostazioni, app e tutti gli altri elementi dei dispositivi della compagnia sudcoreana;
- ulteriore alternativa è Huawei Mobile Cloud, il servizio di archiviazione “tra le nuvole” offerto da Huawei, e che offre 5 GB di spazio di archiviazione gratuita sui principali dispositivi con lo stesso marchio;
- da non sottovalutare neppure Telegram Cloud, che, seppur dal funzionamento differente rispetto alle principali piattaforme, permette di scambiare facilmente i propri file tra molteplici dispositivi;
- in chiusura, ricordiamo pure Aruba Cloud, dedicata però ai professionisti IT e alle aziende che hanno bisogno di una massiccia potenza di calcolo per garantire la massima performance ai clienti: i suoi servizi spaziano dal noleggio di server privati virtuali all’utilizzo di intere piattaforme di elaborazione pre-configurate, con la gradita possibilità di ottenere assistenza dedicata e costante, oltre che prestazioni estremamente personalizzabili in base ai vari scenari d’impiego.