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Privacy: meglio WhatsApp, Telegram o Signal?

Non possiamo più dare per scontato la nostra privacy, è nostro dovere informarci: ecco quali sono le differenze tra WhatsApp, Telegram e Signal.

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app messaggistica Fonte foto: Leonidas Santana / Shutterstock.com

WhatsApp, Telegram e Signal hanno molti punti in comune. Sono, innanzitutto, applicazioni di messaggistica istantanea che offrono agli utenti che decidono di utilizzarle un gran numero di funzionalità, opzioni, tipologie di interazione e vantaggi. Ciò, insieme alla possibilità di poter comunicare nel modo che si preferisce e con chi si desidera, senza limiti geografici e sfruttando la sola connessione ad Internet, le ha rese particolarmente amate e diffuse.

Non tutti fanno però attenzione ad un dettaglio di estrema importanza: il livello di tutela della privacy che riescono a garantire. Prima di sceglier a quale utilizzare nella propria quotidianità sarebbe opportuno accertarsi delle caratteristiche di ogni piattaforma e degli strumenti ideati per proteggere la privacy e aumentare la sicurezza degli utenti.

Scopriamo le differenze tra WhatsApp, Telegram e Signal in materia di privacy e sicurezza.

La tutela della privacy su WhatsApp

WhatsApp, tra le tre app di messaggistica, è sicuramente quella che raccoglie più dati sugli utenti. Le chat sono protette con crittografia end-to-end, con lo stesso protocollo di Signal, ma la piattaforma raccoglie una quantità di dati talmente grande, dalla posizione precisa alla lista dei contatti sullo smartphone, che è persino difficile elencarli tutti.

Nel corso del tempo gli sviluppatori di WhatsApp hanno dedicato particolare attenzione alla questione della privacy e hanno introdotto nuovi livelli di protezione, opzioni per garantire all’utente un maggior controllo della propria esperienza e funzionalità avanzate.

Oltre alla crittografia end-to-end, si può inserire un Lucchetto alle chat più importanti e che contengono informazioni personali e riservate. Quando si attiva questa funzionalità, per poter visualizzare una chat diventa necessario inserire una password, nota solo al legittimo proprietario del dispositivo.

WhatsApp ha previsto i messaggi effimeri, che si cancellano automaticamente dopo un determinato periodo di tempo. I messaggi effimeri possono essere attivati su tutte le chat o solo su specifiche chat e anche nelle chat di gruppo. L’intervallo di tempo dopo il quale le chat spariscono viene stabilito dall’utente, che può scegliere tra tre opzioni differenti: 24 ore, 7 giorni o 90 giorni.

Altre opzioni che garantiscono la tutela della privacy sono l’opzione che consente di silenziare tutte le chiamate che provengono dai numeri sconosciuti, i backup crittografati che proteggono anche i messaggi salvati su Google Drive o su iCloud, la verifica in due passaggi, la possibilità di nascondere la data e l’orario dell’ultimo accesso che è stato effettuato e il proprio stato online e la funzione che fa in modo che foto e video non vengano visualizzati dai destinatari più di una volta.

Per evitare che sconosciuti visualizzino immagini ed informazioni che non sono a loro destinate, l’utente può scegliere di mostrare l’immagine di profilo solo ai propri contatti, escludere specifiche persone o può evitare che questa venga mostrata. Il blocco WhatsApp con impronta digitale o con Face ID impedisce a chi non è autorizzato ad accedere all’applicazione.

Tra le Impostazioni vi è un’area interamente dedicata alla gestione della Privacy. L’utente può intervenire su molti aspetti, personalizzando la propria esperienza e ottenendo il livello di protezione più adatto alle sue esigenze.

La tutela della Privacy su Telegram

Telegram è più discreto di WhatsApp e raccoglie meno dati sull’utente: nome, numero di telefono, contatti, user ID e indirizzo IP. Nient’altro, ma a dire il vero non è pochissimo. Le chat Cloud sono criptate, ma con lo standard MTProto che è meno sicuro di quello Signal, usato anche da WhatsApp. Le Chat segrete, invece, utilizzano una crittografia end-to-end.

Purtroppo, Telegram non ha una storia impeccabile di sicurezza e in passato è stato “bucato” più volte con il risultato che i dati di circa 60 milioni di utenti sono finiti online. Telegram, tra l’altro, è una delle app di messaggistica preferite da chi cerca gruppi sulle IPTV illegali.

Tuttavia, la piattaforma è stata perfezionata negli anni per offrire agli utenti strumenti utili e rassicurarli sulla tutela della privacy. L’obiettivo dichiarato è quello di proteggere le conversazioni private da occhi indiscreti ed evitare che i dati personali finiscano nelle mani di terze parti, come venditori e addetti alla pubblicità.

Per proteggere le proprie conversazioni, si può attivare la verifica in due passaggi. Nella sezione Impostazioni c’è un’areainteramente dedicata alla Privacy in cui è possibile scegliere chi può visualizzare il numero di telefono dell’utente (impedendolo a tutti verrà mostrato solo il nickname), l’ultimo accesso alla piattaforma e lo stato in linea, la data di nascita, la bio, i messaggi inoltrati, i messaggi vocali, gli inviti e tanto altro.

L’utente può inserire due immagini di profilo. Una privata, destinata solo a chi viene autorizzato a vederla, ad esempio solo i propri contatti, e una pubblica, che viene mostrata a tutti quelli che non possono accedere alla foto reale. Per evitare che le chat cadano in mano di sconosciuti o vengano hackerate quando non si controlla più il proprio account, si può impostare l’eliminazione automatica di quest’ultimo dopo uno specifico periodo di tempo (1 mese, 2 mesi, 6 mesi, 1 anno).

Su Telegram si possono avere delle chat segrete, i cui messaggi non sono decifrabili o intercettabili, neanche da Telegram stesso. Le conversazioni tenute in queste chat non possono essere inoltrate e, se i messaggi vengono eliminati da una delle parti, scompaiono anche per l’altra.

Messaggi, foto, video, file di ogni genere possono autodistruggersi in base a quanto stabilito dall’utente e nessuno potrà più recuperali.

Tutela della Privacy su Signal

Signal è una mosca bianca nel panorama attuale del Web: non raccoglie nessun dato sull’utente, a parte il numero di telefono, è gestito da una fondazione non profit ed è totalmente open source. Il protocollo di crittografia, come si intuisce dal nome, è il Signal (sì, Signal è sia il nome dello standard di crittografia che dell’app).

Da sempre Signal è l’app preferita dagli amanti della privacy. Signal è così sicura e rispettosa della privacy che giornali del calibro di The Guardian, The Washington Post, The New York Times e The Wall Street Journal la consigliano ai loro utenti quando vogliono fare segnalazioni ai giornalisti.

Oltre a non raccogliere alcun tipo di dato, Signal non prevede la pubblicazione di annunci. Non ci sono cookie e il tracciamento è sempre impedito. Quando l’utente crea un account gli viene richiesto l’inserimento di un numero di telefono, unico dato necessario.

La piattaforma non invia mai il numero di telefono ad altri contatti, a meno che non lo abbia deciso l’utente stesso attraverso la modifica delle impostazioni. Altre informazioni possono essere fornite in maniera facoltativa e, in ogni caso, vengono crittografate.

Signal non può accedere in alcun modo ai contenuti di chiamate e messaggi. La cronologia delle conversazioni viene archiviata solo sul dispositivo dell’utente, che può gestirla nella maniera che preferisce.

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